Gli scenari che tentano proiezioni realistiche in materia di inflazione sono in contrasto con le previsioni delle banche centrali. In particolare c’è preoccupazione riguardo all’inflazione energetica, considerando che l’Ue è massimamente dipendente da importazioni di petrolio e gas. La sostituzione dei combustibili fossili via mix di energie alternative prenderà un periodo più lungo di quanto finora stimato. In attesa della carbonizzazione rimane un periodo di 15-20 anni di dipendenza dal fossile e vulnerabilità al suo prezzo. Si percepisce una convergenza tra le banche centrali che ritengono il raffreddamento dell’economia in fase di ripresa e i produttori, che devono ripristinare la cassa dopo la crisi di offerta nel periodo pandemico. In tale ipotesi c’è il rischio che i prezzi del fossile, gas in particolare, non scendano, fino al punto di armonizzarsi con un target di inflazione del 2% nel medio periodo. Ciò mette in priorità soluzioni geopolitiche in relazione a quelle tecnologiche e fiscali .
Fonte: MF – Carlo Pelanda (pag. 18)
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Portavoce delle istanze delle aziende industriali energivore