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I Grandi del mondo divisi sui costi del clima

News internazionali
11 luglio 2021

La sfida del clima presentata al G20 ancora una volta esibisce in pubblico i toni muscolari di impegni ma il procedere dei fatti è molto più ondivago e basato su scelte di cortissimo respiro. Il 18 maggio l’Agenzia internazionale dell’energia ha indicato la via per de-carbonizzare il pianeta. La ricetta della road map Net zero by 2050 è semplice e ripidissima al tempo stesso. Non aprire nuove miniere e nuovi giacimenti; correre sulle fonti rinnovabili come il vento e soprattutto il sole; elettrificare senza ritegno, a cominciare dalle auto; idrogeno e bioenergie; accelerare nucleare e catturare e neutralizzare la CO2. Tutto ciò, però, presenta costi rilevanti. Il reddito medio annuo dei Paesi che dipendono dai giacimenti sarà spazzato del 75%. Da 1.800 a 450 dollari. Un costo sociale devastante ma, assicurano gli esperti, inferiore al disastro climatico prossimo venturo. I grandi insomma sorridono davanti all’obiettivo fotografico della difesa del clima ma, dietro, si dividono sui soldi. La settimana prossima la Commissione UE presenterà il pacchetto clima “Fit for 55”, con una carbon tax per far pagare i costi dell’anidride carbonica ai produttori che esportano verso l’Europa. E’ un dazio ambientale. Cauti USA e Cina. L’Europa ha un altro meccanismo, l’ETS, che finalmente sta rendendo visibile sui 45 euro la tonnellata il costo della CO2, così visibile da portare al fallimento, protestano i settori industriali più esposti. Esperti stimano che una carbon tax efficace dovrebbe pesare 7,5 centesimi per litro di benzina. In Italia il disincentivo fiscale pesa 13 volte di più, cioè 1,02 euro al litro alla rilevazione del 6 luglio, circa il 160% in più di penalizzazione fiscale sul prezzo industriale.

Fonte: Il Sole24Ore – Jacopo Giliberto (pag. 4)