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Raddoppia il Nord Stream sul gas è sfida Italia – Germania

News internazionali
24 agosto 2021

Con il completamento dell’ultimo tratto del gasdotto Nord Stream 2, oltre 1200 km di tubi posati sul fondo del Mar Baltico in aggiunta a quelli già esistenti che corrono paralleli, si completa il processo avviato dieci anni fa, che di fatto ha portato l’Europa ad avere un doppio hub per l’approvvigionamento di gas naturale. Uno a sud, che passa dai gasdotti che attraversano il Mediterraneo e approdano sulle coste della Penisola e l’altro a nord, che ha il suo centro in territorio tedesco. E’ questo  lo scenario energetico dei prossimi anni, dopo l’annuncio che nelle prossime settimane verrà ultimata la posa degli ultimi 13 km dell’infrastruttura che parte dalla Russia, a pochi km al confine con la Finlandia e arriva in quella che un tempo era la Germania dell’est, non lontano dalla Polonia. Il tutto per un costo complessivo per oltre 9 miliardi di euro. La costruzione del Nord Stream è stata osteggiata a lungo dagli Stati Uniti, preoccupati proprio per le conseguenze di un legame commerciale sempre più stretto tra la Russia e i Paesi occidentali dell’UE, a discapito di quelli dell’ex blocco socialista nonché dell’alleato Ucraina. Il Nord Stream è stato fortemente da un lato da Mosca per favorire le esportazioni del gas da parte del colosso Gazprom. Ma anche i Paesi del Nord Europa hanno la loro convenienza economica, non a caso il consorzio che ha realizzato i due rami del Nord Stream è composto da Gazprom e azionisti come i gruppi tedeschi Wintershall e Uniper, l’anglo-olandese Shell, l’ungherese OMV e la francese Engie. Anche l’italiana Saipem ha avuto più di una commessa per la costruzione di Nord Stream. La Germania si è assicurato il gas per la transizione energetica, in attesa delle rinnovabili. L’hub tedesco rischia di fare concorrenza a quello italiano, nonostante da qualche mese sia operativo anche il TAP, ovvero il gasdotto che partendo dall’Azerbaijan approda in Salento con una capacità di 10 miliardi di metri cubi all’anno.

Fonte: La Repubblica – Luca Pagni (pag. 24)