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La guerra dell’energia

News internazionali
24 gennaio 2022

 

La transizione energetica sta già rivoluzionando l’industria italiana ed europea in vista degli obiettivi al 2050 (zero emissioni) ma con mezzi incerti e differenziati. Mentre le bollette si impennano, l’Europa partorisce la “tassonomia verde” che include gas e nucleare. Secondo Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del CNR, l’Italia fa i conti con ritardi dovuti a un forte istinto conservativo. La nostra dipendenza dall’estero è eccessiva. La priorità è superare le resistenze per dare al sistema paese, in primis al manifatturiero, l’opportunità di innovare e restare competitivo. L’Italia non può restare fuori dai processi di decarbonizzazione. L’elettrico è il futuro ma anche il presente. Già oggi oltre il 40% della produzione elettrica italiana è rinnovabile. Occorre installare 10GW di rinnovabili l’anno da qui al 2030. Il nucleare, come dimostrano esperienza estero, è un comparto industriale morto. Anche sul fronte dei veicoli la strada è segnata verso l’elettrico perché così indica il mercato. Un problema sulla strada della transizione è però la mancanza di professionalità. Occorre quindi investire tantissimo nella formazione tecnica. Quanto all’idrogeno, infine, Armaroli punta su quello “green” come soluzione di lungo termine, quando avremo grande surplus di elettricità rinnovabile. L’idrogeno è una soluzione per i veicoli pesanti e per l’industria hard-to-abate. Punta sull’importanza della neutralità tecnologica e sul mix energetico, invece, Mariarosa Baroni, presidente di Ngv italy, il consorzio che raggruppa i principali operatori della produzione e distribuzione di metano e biometano. E’ esattamente come afferma la presidente della Commissione UE, Von der Leyen: il gas è il “vettore della transizione”. Puntare soltanto su un’unica soluzione tecnologica come l’elettrico sarebbe una scelta azzardata dal punto di vista della gestione del rischio. Baroni fa l’esempio delle vetture Tesla, che contengono ottomila batterie senza che qualcuno pretenda da loro il life-cycle assesment o una spiegazione su come gestire riciclaggio e smaltimento di questa massa ingente di pile elettriche. Preoccupazioni condivise da Ugo Brachetti Peretti, presidente esecutivo di API. Per diminuire davvero da subito la CO2 emessa nell’aria non basterà vendere veicoli nuovi. Mentre l’elettrico prende piede, sarà necessario migliorare le emissioni del parco veicoli esistenti tramite biocarburanti avanzati, lo sviluppo di carburanti sintetici o additivi; ma se si vietano i motori a combustione, gli investimenti in queste tecnologie sono a rischio, con anche conseguenze sociali e fiscali, e le emissioni non miglioreranno. Interviene infine Andrea Zaghi, DG di Elettricità Futura, che evidenzia come gli obiettivi del PNIEC, indica la direzione: installare circa 70GW di nuova potenza rinnovabile nei prossimi nove anni, di cui 50GW di fotovoltaico e 13 di eolico. Significa cento miliardi di investimenti e la possibile creazione di 90mila posti di lavoro. Secondo Zaghi, il PNIEC va aggiornato alla luce del pacchetto Fit for 55.

Fonte: Il Foglio – Annalisa Chirico (pag. V)