L’ultimo miglio del carbone italiano. Vale il 5%, centrali chiuse nel 2025
Supera quota cento il numero dei Paesi che si sono impegnati a tagliare le emissioni di metano. All’appello mancano però gli Stati che generano più emissioni, come la Cina e l’India. Sempre ieri, 105 Paesi hanno sottoscritto un’intesa per fermare la de-forestazione, mentre un altro impegno punta a rendere meno inquinante la produzione di acciaio. Per quanto concerne il metano, la Global Methane Pledge è stata lanciata a metà settembre da Stati Uniti e Unione Europea: entro il 2030 si punta a tagliare le emissioni globali di metano del 30%, rispetto ai livelli del 2020. Se adottata a livello globale, l’iniziativa potrebbe permettere di ridurre le temperature medie di 0,2 gradi, con orizzonte 2050. Un contributo di rilievo nella lotta al cambiamento climatico. Come già detto, nell’accordo mancano Paesi come Cina, India e Russia, ovvero gli Stati che occupano i primi tre posti nella classifica delle emissioni. Biden ha, da parte sua, annunciato un piano per tagliare le emissioni di metano negli USA, all’interno del travagliato pacchetto clima della Casa Bianca. E Von der Leyen ha detto che a dicembre Bruxelles proporrà nuove regole UE.
Il Sole 24 Ore – Gianluca Di Donfrancesco (pag. 3)
Non siamo certo ai livelli asiatici, dove la Cina dipende ancora per il 60% dal carbone per la sua produzione di energia. E nemmeno alla stregua del 70% della Polonia. Sulla carta l’addio al carbone in Italia dovrebbe essere più facile. Il che, tra l’altro, dovrebbe avvenire entro il 2025, come ha ricordato il ministro Cingolani. Il percorso per arrivarci potrebbe non essere così lineare. Sono rimasti attivi solo sette impianti e siamo scesi al 5% della copertura della domanda al livello di massima domanda questa estate. Un dato che potrebbe essere ancora più basso se non fosse che in certe zone le centrali sono essenziali per mantenere in equilibrio la rete, per assenza di impianti o per intermittenza delle rinnovabili. Nel frattempo che la tecnologia proceda sono considerate essenziali alcune centrali a carbone, ad esempio le due in Sardegna. In ogni caso le centrali hanno una data di scadenza, alcune chiuderanno entro l’anno, per altre è stata presentata domanda per la riconversione a gas.
Fonte: La Repubblica – Luca Pagni (pag. 4)