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Se la bolletta va in prima pagina

News internazionali
18 settembre 2021

Il dibattito sull'impennata dei prezzi energetici si è finora concentrato, come spesso accade, sulla ricerca di un colpevole – con risposte spesso approssimative o consolatorie. Dal susseguirsi degli eventi è tuttavia possibile trarre anche qualche spunto di riflessione per il futuro, per non trovarci spiazzati di fronte a evoluzioni che sono, almeno in parte, prevedibili. L'aumento dei prezzi energetici manda automaticamente in fibrillazione la politica, balzando istantaneamente in cima all'agenda: per timore delle reazioni dei cittadini, tutte le forze politiche si affrettano a chiedere e suggerire interventi. Come successo già a fine giugno, quando Governo e Arera dovettero fare nottata per approntare un calmiere che, con ogni probabilità, verrà replicato in vista del prossimo aggiornamento del primo ottobre – anche perché le alternative immediate non sono molte.  Il problema si riproporrà, probabilmente anche in modo più acuto in inverno quando le tensioni, se non cambiano i fondamentali, aumenteranno sia sulla domanda di gas che su quella elettrica. Per ora i governi europei sono corsi ai ripari in diversi modi: l'Italia usando fondi pubblici per calmierare una tantum la voce oneri di sistema (e nel Regno Unito c'è chi propone la stessa via); la Spagna ha ridotto la fiscalità propriamente detta e ha introdotto lo scivoloso strumento della tassazione degli extraprofitti, non accorgendosi nella fretta che l'intervento rischia di colpire la parte più avanzata dei business “verdi” del Paese, come chi ha firmato contratti di fornitura di elettricità da rinnovabili slegati dal prezzo di borsa.

Fonte: Staffetta Quotidiana