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Piano di ripresa: la Commissione loda l'Italia, ma la strada da fare è tanta

News nazionali
26 giugno 2021

Il Piano di ripresa italiano è stato promosso dalla Commissione europea a pieni voti perché soddisfa tutti i criteri di valutazione. Eccetto quello dei costi, per cui ha ricevuto una B. Ma come valuta la Commissione lo stato attuale della transizione energetica in Italia? L'Italia ha raggiunto i suoi obiettivi? Quali sfide ha mancato e quali interventi avrebbe dovuto mettere in campo? Un quadro non proprio brillante della situazione attuale si trova nella proposta della Commissione al Consiglio UE per l'approvazione del Piano italiano. Al capitolo 2.3.1 della proposta di approvazione, relativo alle sfide connesse alla transizione verde, la Commissione lamenta il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi climatici da parte dell'Italia e la necessità di adottare delle misure per velocizzare la decarbonizzazione. In particolare, la Commissione sottolinea che, sebbene le misure del Pniec “dovrebbero essere sufficienti a raggiungere l'obiettivo” della riduzione delle emissioni, “la transizione verde in Italia avrebbe ricevuto una forte spinta dal rapido abbandono dei sussidi alle fonti fossili individuati nel Piano”. Chiaramente, scrive la Commissione, con relative misure di compensazione per ridurre il rischio di povertà energetica. Duro il giudizio sulla mobilità sostenibile. In Italia il settore dei trasporti produce il 30% delle emissioni totali, sopra la media europea. La Commissione ricorda poi le tre procedure di infrazione per la qualità dell'aria nel Bacino padano. La Commissione europea prende poi in considerazione il settore dei rifiuti. Sebbene l'Italia non si sia ancora dotata di una strategia nazionale per l'economia circolare, e sebbene in alcune Regioni del Centro Sud la gestione sia poco efficiente, scrive l'Esecutivo UE, “l'Italia si pone sopra la media europea per produttività delle risorse e investimenti nell'economia circolare” e “non è considerata a rischio di mancare gli obiettivi europei al 2020 per il riuso e il riciclo dei rifiuti, ma potrebbe avere difficoltà a raggiungere quelli per il 2025-2030”. Il documento analizza poi la sostenibilità nelle Pmi. La quota di piccole e medie imprese che investono nella sostenibilità ambientale è sotto la media europea: tra le aziende che avevano aumentato il loro fatturato nel 2020, solo il 10% fa “eco-innovazione”, contro la media del 30% negli altri Paesi UE. L'attenzione alla sostenibilità cresce però al crescere della dimensione aziendale. Nonostante il minor numero di azioni per la sostenibilità ambientale, sottolinea la Commissione, le piccole e medie aziende italiane innovano di più, con un numero di brevetti più alto della media europea.

Fonte: Staffetta Quotidiana