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Meno gas e barili dalla Russia. Dubbi sulla salute dei giacimenti

News internazionali
14 luglio 2021

Gas e petrolio scambiano a prezzi record, spinti da una forte ripresa dei consumi. Eppure la Russia non ne approfitta. Da mesi Gazprom si limita ad esportare il minimo indispensabile per soddisfare gli obblighi contrattuali e le compagnie petrolifere russe estraggono meno di quanto consentito dagli accordi con l’OPEC Plus: comportamenti che le teorie del complotto non bastano a spiegare e che secondo gli elementi raccolti dal Sole24Ore sembrano piuttosto dipendere almeno in parte da difficoltà produttive. Problemi che in assenza di una rapida soluzione potrebbero provocare ricadute pesanti sul mercato europeo. Gazprom potrebbe anche aver messo in atto una strategia deliberata, una sorta di ricatto come lo definisce l’Ucraina: centellinare l’offerta di volumi extra di gas in Europa servirebbe a dimostrare la necessità del Nord Stream 2, spingendo le istituzione UE a rimuovere gli ultimi ostacoli all’entrata in funzione del gasdotto del Baltico. Ma teorie analoghe non reggono nel caso del petrolio. La vulgata vuole anzi che nell’OPEC Plus la Russia sia tra i più determinati nel chiedere un’ulteriore apertura di rubinetti. Gazprom non ammette alcuna difficoltà di approvvigionamento, anzi evidenzia di aver aumentato del 25,7% le forniture ai clienti non CIS (Europa e Turchia) nel primo trimestre, raggiungendo quota 99,9 miliardi di metri cubi. Volumi superati in passato una sola volta, nella prima metà del 2018, quando si era spinta al record di 101,2 bcm.

Fonte: Il Sole 24 Ore – Sissi Bellomo (pag. 6)