Le forniture di materie prime dalla Russia sono già in buona parte perdute, nel caso del petrolio con un crollo delle esportazioni addirittura del 70% che ha preso in contropiede il mercato, visto che i prodotti energetici per ora non sono colpiti direttamente da sanzioni, e che ha fatto volare le quotazioni del barile oltre 110 dollari, mentre in Europa – ad aggravare la crisi energetica – i prezzi del gas e del carbone salivano al record storico. A far precipitare la situazione sul fronte degli approvvigionamenti – più ancora delle bombe e delle bombe – è stata la logistica, che non si è mai ripresa del tutto dall’effetto Covid e si rivela di nuovo come anello più debole: un numero crescente di compagnie di navigazione – sulla scia dei colossi come Maersk ed Msc – sta cancellando la Russia dalle proprie rotte, salvo che per trasporti umanitari come quelli di medicinali, mentre Gran Bretagna e Canada hanno chiuso i porti alle navi russe, misura che anche altri governi stanno valutando. Per i metalli non siamo ancora alla paralisi. Sembra che Norilsk continui a servire con regolarità i clienti europei mentre Severstal ha annunciato che smetterà di vender acciaio all’europa dopo le sanzioni.
Fonte: Il Sole 24 Ore – Sissi Bellomo (pag. 5)
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Portavoce delle istanze delle aziende industriali energivore