Calo del petrolio, debolezza della domanda elettrica, tagli ai budget della Difesa. A ciascuno la sua bestia nera. Eppure Eni, Enel e Finmeccanica, i tre grandi gruppi quotati ancora a controllo pubblico, sembrano aver retto bene agli scossoni dei rispettivi mercati, mettendo in atto per tempo le contromisure. Prima che arrivassero i downgrade di Standard & Poor’s e Moody’s, per Eni era stata una marcia trionfale, nonostante il risultato netto negativo per 7,9 miliardi nel 2015, a colpi di svalutazioni indotte dal mini barile. Il mercato riconosce a Descalzi di aver adottato in anticipo sulle altre big oil le contromisure necessarie a bilanciare il calo del greggio. I pilastri del nuovo piano strategico 2016-2019 sono riassunti nel concetto che Descalzi ha esposto agli analisti: avere successo a prezzi bassi, alimentando la crescita di lungo termine. Efficienza operativa, semplificazione della struttura del gruppo e gestione attiva del portafoglio. L’ad Francesco Starace riassume così i tre pilastri che hanno guidato e continueranno a guidare le strategie di Enel. I numeri del 2015 portano acqua al mulino dell’ad. Il gruppo ha chiuso lo scorso esercizio con un risultato netto vicino a 2,2 miliardi di euro, in rialzo addirittura del 324% rispetto al 2014. Per l’immediato futuro il piano dell’ad prevede, oltre all’integrazione del business delle rinnovabili, il completamento del riassetto in America Latina.
Fonte: MF – Angela Zoppo (pag. 24)
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