È stato Donald Trump, con il celebre tweet in cui denunciava i prezzi del petrolio “artificialmente troppo alti”, a determinare l’agenda del vertice Opec del 22 giugno, in cui si discuterà un’attenuazione dei tagli produttivi. Lo ha ammesso il segretario generale del gruppo, Mohammed Barkindo, al Forum economico di San Pietroburgo. I ministri dell’Energia di Arabia Saudita e Russia, proprio in questi giorni hanno avviato un confronto faccia a faccia su come gestire l’aumento dell’offerta del greggio. Riad, spalleggiata dagli alleati del Golfo Persico, sarebbe a favore di un incremento di 300 – 400 mila barili al giorno. Mentre Mosca vorrebbe che ci si spingesse oltre, addirittura fino a un milione di barili al giorno. Anche il presidente russo, Vladimir Putin, ha dato il suo appoggio a un cambio di rotta sui tagli produttivi. “Non siamo interessati a una salita senza fine dei prezzi dell’energia e del petrolio. Noi siamo perfettamente soddisfatti con barile a 60 dollari.”
Fonte: Il Sole 24 Ore, Finanza & Mercati – Sissi Bellomo (pag. 27)
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