Accordo che vince non si cambia. Parafrasando una massima calcistica, potrebbe essere questo il risultato finale del vertice che si apre oggi a Gedda, seconda città dell’Arabia Saudita sulle sponde del Mar Rosso. Qui si ritrovano i rappresentanti dei Paesi Opec, in una riunione allargata alla Russia: con ogni probabilità decideranno di prolungare l’accordo per il contingentamento delle quote di produzione del greggio. Sottoscritto nel gennaio 2017, l’accordo Opec-Russia è già stato prorogato alla fine dell’anno in corso e ora verrà esteso a tutto il 2019. Il motivo è semplice: il taglio della produzione sta funzionando ed è uno dei motivi del rialzo del prezzi degli ultimi mesi. Non per nulla, in previsione del vertice, le quotazioni sono cresciute anche ieri sui mercati finanziari: sia l’indice europeo Brent, sia quello americano Wti sono ai massimi dal dicembre del 2014, avendo raggiunto rispettivamente i 74 e i 69 dollari. In realtà, i grandi investitori internazionali — e in particolare gli hedge fund che cercano rendimenti alti nel breve periodo — scommettono su un ciclo di prezzi al rialzo anche nei prossimi mesi. Oltre al taglio delle quote, ci sono altri fattori da tenere in considerazione. Dall’Asia la domanda di energia continua a salire: Cina e India saranno anche diventate le potenze mondiali delle rinnovabili, ma in questa fase di transizione hanno ancora bisogno di idrocarburi. Poi ci sono le tensioni geopolitiche: la produzione in Libia incontra sempre difficoltà, la Nigeria — sebbene se ne parli poco — fatica a trovare investitori per lo sviluppo dei suoi campi, l’Iran potrebbe essere soggetto a un nuovo embargo internazionale e i mercati non mettono più in conto la produzione venezuelana.
Fonte: La Repubblica – Luca Pagni (pag. 29)
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