La società, braccio operativo dell’Eni (che ne controlla il 42,9%), costruisce piattaforme petrolifere. Ma, dai massimi toccati in Bors il 14 settembre del 2012 a 39,92 euro a oggi che di euro ne vale poco più di 8, il titolo ha perso l’80%: oltre 14 miliardi di capitalizzazione bruciati da una società indirettamente pubblica. Il punto zero è collocabile al dicembre del 2012 con lo scoppio dello scandalo algerino. La procura di Milano apre un’inchiesta e accusa Saipem di aver pagato tangenti per ottenere un appalto nel paese nordafricano. Un’indagine che all’epoca dei fatti, portò all’uscita dell’ad di Saipem, Pietro Tali.
Fonte: Il Giornale
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