Oltre alle questioni relative alla sicurezza sono gli effetti economici e finanziari provocati dall’attacco alle due raffinerie saudite a preoccupare la comunità internazionale. Riad ha fermato la produzione nelle due raffinerie Aramco, interrompendo di fatto circa metà dell’output totale della società. La decisione comporta il taglio di circa 5,7 milioni di barili al giorno, il 50% del totale per il colosso. Questa interuzione significherebbe abbattere l’output di greggio giornaliero mondiale di circa il %. Occorreranno settimane per riattivare la piena capacità degli impianti, e questo rende plausibili un rimbalzo del prezzo del greggio a 70 dollari al barile. Essendo però l’Arabia Saudita primo esportatore di petrolio al mondo col 10% del contributo planetario, Aramco potrebbe invocare la causa di forza maggiore per alcune forniture internazionali e metter mano alle riserve strategiche, al fine di impedire un rialzo del prezzo del greggio che potrebbe arrivare anche a 100 dollari al barile. Un analista americano, Joseph McMonigle di Hedgeye Research sostiene che i prezzi del petrolio aumenteranno sicuramente e vi saranno effetti prolungati. Gli attacchi di sabato hanno colpito al cuore il sistema economico saudita mettendo a nudo la vulnerabilità dell’Aramco.
Fonte: La Stampa – Francesco Semprini (pag. 10)
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