Il rally del petrolio appare sempre più fragile. Gli hedge funds nonostante un’esposizione lunga da record, continuano imperterriti ad accumulare posizioni in acquisto. Il caso più clamoroso è quello di Goldman Sachs che ha appena alzato di un terzo la previsione a sei mesi sul prezzo del Brent, portandola a 82,50 dollari al barile, il 20% in più rispetto ai livelli attuali. Poche settimane anche BofAMerrill Lyinch aveva alzato al stima sul prezzo 2018 argomentando che dopo anni di surplus quest’anno potrebbero mancare all’appello 430 mila barili al giorno. Morgan Stanley, che vede il brent a 75$ nel terzo trimestre, ritiene che un forte deficit di offerta manterrà il greggio in backwardation, alimentando gli acquisti speculativi. Flussi finanziari molto più ampi del mercato fisico. Il petrolio finora ha resistito bene, ma ci sono stati già diversi segnali potenzialmente in grado di innescare una fase di liquidazioni, dai record dello shale oil all’improvvisa risalita delle scorte di greggio negli Usa.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Finanza e mercati – Sissi Bellomo (pag. 21)
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