Ieri il petrolio Wti ha superato quota 62 dollari al barile, toccando i 62,12 dollari, il massimo da tre anni, per poi ritracciare leggermente. Sono stati essenzialmente due fattori alla base del rialzo. Il primo è legato alle dimostrazioni in Iran, appena sopite, che hanno spinto il presidente americano Donald Trump a minacciare un inasprimento delle sanzioni, il che comporterebbe una riduzione delle forniture provenienti dal Paese mediorientale. A questo è legato anche il montare delle tensioni tra Iran e Arabia Saudita, entrambi Paesi membri dell’Opec. Il secondo fattore è l’ondata di freddo che si è abbattuto sugli Stati Uniti, che ha molto aumentato i consumi di combustibile e quindi di greggio. Diretta conseguenza di ciò è che le scorte di greggio sono calate molto più di quanto prevedessero gli economisti del consensus.
Fonte: MF – Manuel Costa (pag. 3)
Kerry: <<Europa e Usa insieme su Green deal e lotta al virus>>
Le due grandi sfide della green economy e della pandemia richiedono una risposta congiunta di Europa e Stati Uniti. Ora, con Biden alla Casa Bianca, tutto sarà più facile ma solo se si seguirà la strada della democrazia e della difesaPetrolio, con Biden lo shale perde anche l’appoggio politico
Indifferente al cambio della guardia alla Casa Bianca, il petrolio continuala sua avanzata sui mercati finanziari, dove si mantiene ai massimi da quasi un anno, vicino a 57 dollari nel caso del Brent, e intorno a 54 nel caso del Wti.Sanzioni Usa e caso Navalny, Nord Stream 2 torna nel mirino
Doppio attacco al Cremlino, nel pomeriggio di ieri. Il primo è partito dalla Casa Bianca nelle ultimissime ore dell’amministrazione Trump, che ha sganciato il suo siluro finale sul Nord Stream 2