La Cina ha deciso di alzare di nuovo il velo sulle sue riserve strategiche di petrolio, comunicando che nella seconda metà del 2015 sono cresciute del 22,5%, ossia di 43 milioni di barili. Nel complesso sfiorano ora 234 mb, equivalenti a circa 33 giorni di importazioni nette: più di quanto gli analisti avessero stimato. Le cifre, pubblicate ieri dall’Ufficio Statistico nazionale, rappresentano un vero e proprio evento. È soltanto la terza volta nella storia che Pechino fornisce un aggiornamento ufficiale, ma il ritmo con cui il governo porta avanti un piano di accumulo di scorte di emergenza è cruciale per determinare le sorti del mercato petrolifero, ben più delle schermaglie verbali dell’Opec o della Russia, che pure così spesso riescono a muovere i prezzi. La Cina è oggi il secondo consumatore mondiale di petrolio alle spalle degli Stati Uniti e negli ultimi mesi li ha spesso sorpassati nelle importazioni. In media nel 2016 Pechino ha importato 7,5 milioni di barili al giorno e i suoi acquisti – che sono rimasti molto robusti, nonostante il rallentamento dell’economia – hanno dato un contributo importante alla ripresa delle quotazioni del barile.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Finanza e Mercati – Sissi Bellomo (pag. 25)
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