Il paese guidato da Enrique Pena Nieto ha come obiettivo un riscatto energetico green. I residui del cactus opuntia, di cui il fico d’India è la pianta più conosciuta, vengono utilizzati per produrre elettricità grazie ad un processo di digestione da cui si ottiene fertilizzante e biogas. A Città del Messico si contano fino a dieci tonnellate di residui al giorno da smaltire: un vero e proprio polmone verde con 2.800 ettari di terreno dedicati al fico d’India che corrono sulle pendici di un vulcano ormai spento. I residui della lavorazione vengono convogliati in un grande serbatoio dove sono macinati e miscelati con batteri. Dopo una digestione a 55 gradi la pianta diventa una sorta di fango ammendante e biogas per alimentare i generatori di energia elettrica. È un progetto importante e se i risultati saranno positivi, la produzione di biogas dai residui di fico d’India sarà estesa anche ad altri mercati in modo che il Messico possa raggiungere i propri obiettivi in materia di lotta all’inquinamento.
Fonte: ItaliaOggi – Maicol Mercuriali (pag. 11)
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