Se anche l’attività di introspezione e ricerca, sbloccata dalle sentenze del Consiglio di Stato, porterà a risultati positivi, segnalando l’esistenza di un potenziale di idrocarburi al di sotto del fondale marino, ci vorrà comunque del tempo per arrivare all’eventuale messa in produzione, non meno di 5-8 anni. Quel che è certo, però, è che il disco verde della giustizia amministrativa consentirà di far partire le attività propedeutiche alla ricerca e alla produzione di idrocarburi in un paese come l’Italia che, dati alla mano, non ne è affatto privo. Se si escludono Norvegia e Gran Bretagna, l’Italia risulta il primo paese per riserve di “oro nero” con 225 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, mentre sul fronte del gas vanta un ottimo quarto posto con riserve per 115 miliardi di metri cubi. Tuttavia l’Italia è tra i paesi industrializzati con la maggiore dipendenza dall’estero per le importazioni di energia. Colpa di procedimenti autorizzativi che vanno avanti per 9-10 anni, raggiungendo tempi che sono praticamente il doppio di quelli esistenti in giro per il Vecchio Continente.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Impresa&Territori – Celestina Dominelli (pag. 15)
Greggi ai massimi da novembre
In aumento le quotazioni del petrolio sui circuiti elettronici internazionali.Phase out carbone, Crippa rilancia il cavo Sardegna-Sicilia
Il phase out del carbone in Sardegna si può gestire dalla Sicilia, valutando la possibilità di accorciare i tempi di realizzazione;Petrolio in ripresa, ma tra Riad e Mosca l’alleanza è a rischio
L’asse petrolifero tra Russia e Arabia Saudita inizia a scricchiolare