Il dato, per la verità, era già emerso nei mesi scorsi con l’Azeri light che aveva recuperato la leadership dei flussi di greggio importati in Italia. E, nell’ultima fotografia scattata dall’Unione Petrolifera, il preconsuntivo 2017 presentato nelle scorse settimane, quel primato si è andato consolidando e l’Azerbaijan è tornato a essere il principale paese fornitore per la penisola. Da lì, infatti, è arrivato il 19% del greggio lavorato in Italia, seguito dall’Iran (13,4%), cresciuto moltissimo dopo i primi arrivi iniziati con continuità dall’estate scorsa, e dall’Iraq (12,8%), che, nel 2016, aveva invece guadagnato la vetta proprio a scapito del greggio azero, davanti a tutti anche nel 2015. In netto recupero, poi, gli arrivi dal Medio Oriente (+20% nel 2017 rispetto all’anno prima), per via della spinta proveniente soprattutto dall’Iran: con un peso di oltre il 41%, l’intera area rappresenta il primo mercato di approvvigionamento italiano. Alle spalle, i paesi dell’ex Urss (+6,4%) con un’incidenza del 35 per cento, mentre sono calati gli arrivi dall’Africa (-9,6%), nonostante il buon recupero della Libia. L’Italia conferma così l’ampia diversificazione delle fonti di approvvigionamento anche per il greggio.
Fonte: Il Sole 24 Ore, Finanza e mercati – Celestina Dominelli (pag. 21)
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