Dai rapporti diplomatici tra Cina e Stati Uniti dipende il destino di una delle operazioni-chiave della strategia di Eni: la cessione di un’ulteriore quota dei diritti di sfruttamento dell’Area 4, nel bacino di Rovuma, in Mozambico. Il partner cinese Cnpc infatti starebbe deliberatamente allungando i tempi per la firma della cosiddetta Fid, la decisione finale d’investimento, per Coral South, il primo dei giacimenti dell’Area 4 che verrà avviato a produzione. Il motivo secondo fonti finanziarie, sarebbe l’ormai prossimo ingresso di Exxon nel consorzio guidato da Eni (50%). La new entry statunitense in altre parole, non avrebbe il gradimento dei cinesi e senza il benestare di tutti i soci e con una firma mancante sulla Fid il Cane a sei zampe non può concludere la cessione. Cnpc è entrata a far parte del consorzio che sviluppa i giacimenti petroliferi supergiant del Mozambico nel 2013 e lo ha fatto esattamente come ora sarebbe in procinto di fare Exxon, ossia acquisendo una partecipazione da Eni East Africa, pari al 20% dei diritti sull’Area 4, con un esborso di 3,4 miliardi di euro. La quota destinata alla big oil statunitense sarebbe invece intorno al 15%, così da lasciare all’Eni la leadership col 35%. Questo però a patto che Cnpc si decida a sottoscrivere il piano di investimenti, come hanno già fatto, oltre a Eni gli altri partner Galp Energia, Enh e Kogas che detengono ciascuno il 10%.
Fonte: MF – Angela Zoppo (pag. 6)
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