Il settimanale finanziario ha messo sotto la lente la strategia di Eni e del suo amministratore delegato Claudio Descalzi. Il manager, un anno e mezzo fa, aveva avviato una riorganizzazione del gruppo, spazzando via il modello divisionale a favore di una maggiore integrazione dei business. Questa nuova impostazione ha permesso al gruppo di affrontare in modo preventivo il crollo del prezzo del barile, con Eni che nell'upstream ha riposto un'attenzione sempre maggiore ai giacimenti convenzionali, ricchi di riserve ma poveri di ostacoli. Inoltre gli ultimi successi esplorativi hanno portato le risorse scoperte a 1,2 miliardi di barili, con un costo unitario di 0,6 dollari, in confronto ai 2 dollari previsti nel corso dell'anno, per un target di 500 milioni di barili. Questo ha consentito a Descalzi di correggere al rialzo anche la previsione di crescita annua della produzione, portandola a circa il 9% dal precedente 7% (il tasso più alto registrato dal 2009), e di ridurre invece il costo operativo per barile di un altro 12%, abbassandolo a 7,3 dollari, ai minimi del mercato.
Fonte: MF – Angela Zoppo (pag. 20)
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