Dopo un 2017 con pochi sussulti sui listini di Borsa, il 2018 ha mostrato un drastico cambio di regime da febbraio. La volatilità, dormiente per un prolungato periodo di tempo, si è infatti riaffacciata sui mercati dimostrando quanto possa essere imprudente avere portafogli non sufficientemente robusti e diversificati. Occorre fare attenzione ai tanti rischi che restano dietro l’angolo. Un rischio permanente in Borsa è l’incognita Donald Trump. Nei Prossimi 5 mesi, è infatti probabile che l’amministrazione Usa prosegua nelle prova di forza sui dazi. Un contesto che dovrebbe favorire le small e mid cap statunitensi che risultano meno esposte alla ripercussioni dei dazi commerciali internazionali. Un altro rischio riguarda il petrolio. Nonostante il forte incremento del petrolio, la domanda di greggio mostra ancora un tendenza crescente. Questo perché una quota importante della domanda mondiale di energia sarà assicurata dal greggio: tra il 2016 e i 2040, secondo il World Energy Outlook dell’International Energy Agency, è previsto un incremento del 30% del fabbisogno energetico globale trainato dall’accelerazione dei Mercati emergenti. Sulla tenuta dei prezzi pesano tuttavia le incognite dei rapporti di forza tra i paesi produttori dell’Opec, a partire dall’Iran, cui si aggiungono le crescente tensioni sociali in Venezuela. La produzione di energie rinnovabili raccoglierà buona parte della nuova domanda, ma il consumo di petrolio resta rilevante anche per i carburanti. I produttori di petrolio devono tornare a investire per aumentare l’offerta. E a beneficiare d itali investimenti saranno le società di servizi petroliferi.
Fonte: Il Giornale – Ennio Montagnani (pag. 24)
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