L’Asia è il nuovo terreno della sfida petrolifera tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti dello shale oil. La Cina, fina dal via libera alle esportazioni di greggio americano, si è imposta come primo acquirente, importando 8,08 milioni di barili, superando anche il Canada con 6,84 mb. La potenza dei Paesi dell’Opec è comunque di gran lunga superiore. Riad ha deciso di combattere gli Usa con una strategia commerciale: applicando riduzioni di prezzo per il secondo mese consecutivo ai clienti asiatici. In Asia e in Europa la maggiore insidia per il petrolio saudita non sono gli Stati Uniti, ma la Russia che guadagna forti quote di mercato. L’Arabia Saudita quindi continua ad adottare politiche di prezzo mirate.
Fonte: Il Sole 24Ore, Finanza&mercati – Sissi Bellomo (pag. 30)
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